Carlo Recalcati, 64 anni, ex ct della nazionale azzurra di pallacanestro
Come Beep Beep per Wile Coyote, come Jerry per Tom, come Telespalla Bob per Bart Simpson. Così è Simone Piangiani per Charlie Recalcati. Una persecuzione diventata un incubo. E dire che il buon Charlie ha cresciuto il piccolo Simone quando lui allenava Siena e Pianigiani era il suo umile assistente. Gli ha insegnato i trucchi del mestiere, gli ha trasmesso la sua esperienza, gli ha costruito una squadra vincente. Poi, però, sul più bello se n’è andato. Ha scelto la nazionale e ha lasciato la Montepaschi in mano al suo giovane allenatore in seconda. Il quale ha subito messo una marcia in più, dominando tre campionati e facendo di Siena una corazzata inaffondabile, competitiva anche in Europa.
Il povero Recalcati, intanto, era in balia dell’azzurro. Solo in mezzo a un mare di contestazioni, il buon vecchio Charlie portava avanti una nazionale italiana alla deriva. Ma un indomito capitano non abbandona mai la nave, piuttosto preferisce affondare con il timone tra le mani. E l’Italia è colata a picco. Dall’argento olimpico di Atene 2004 è iniziata una serie di cocenti delusioni senza fine: nono posto agli Europei 2005 e 2007 e ai Mondiali 2006, addirittura fuori dalle Olimpiadi di Pechino e dagli Europei di quest’anno e giù dal podio dei Giochi del Mediterraneo 2009, con l’aggravante di aver giocato in casa.
Charlie non ce l’ha fatta più e ha detto addio alla nazionale. Dino Meneghin, presidente federale, è corso subito ai ripari e ha contattato un ottimo allenatore italiano, giovane e vincente, ideale per ricoprire il ruolo di ct azzurro. Ebbene sì, stiamo parlando proprio di lui, Simone Pianigiani. Ecco allora che a Siena il suo vice Luca Banchi e gli assistenti Alessandro Magro e Giulio Riccioli si fregano le mani, sperando di ripercorrere una strada già tracciata con successo. Ma qui arriva il tiro da tre di Meneghin: Pianigiani sarà coach ad interim. Montepaschi e quintetto azzurro. E ancora una volta l’allievo Simone supera il maestro Charlie. Tanto, viste le misure, avere un piede in due scarpe da basket è più facile.
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